Precoce alienazione alla tecnologia

Nel tempo dell’infanzia, nessun giocattolo può avere una presa così totalizzante come l’oggetto tecnologico, quando viene messo sempre a disposizione del bambino. L’accesso ininterrotto alla dimensione virtuale persuade il bambino ad intraprendere un’illusoria e radicale separazione dall’esperienza diretta del mondo, impoverendo la vita di relazione. L’effetto di fascinazione inesauribile propria dell’oggetto tecnologico interferisce con quelle esperienze, anche complesse, che consentono di elaborare un “saperci fare” con il mondo dei simboli, con le parole e con i discorsi. 

La profferta di oggetti tecnologici, sempre a disposizione, affascina il bambino introducendolo in una dimensione falsamente linguistica; l’oggetto tecnologico esclude la vitalità espressiva del corpo dalla relazione e addestra il bambino a ricevere e trasmettere serialmente messaggi e informazioni abolendo ogni componente evocativa del linguaggio, disconnettendolo alla complessità del campo sociale per introdurlo in un mondo di collegamenti virtuali rigidamente codificati.

L’oggetto tecnologico consente al bambino di risolvere una delle dimensioni più ricorrenti dell’esperienza di dispiacere, il senso del vuoto ed il vissuto della noia, abolendo quelle invenzioni creative che trattano l’esperienza della mancanza attraverso l’attivazione di istanze che vitalizzano il legame sociale. 

La condizione di dipendenza dall’oggetto tecnologico in età infantile scoraggia l’azione produttiva che il bambino può esercitare nel mondo, annulla il desiderio di espressione emotiva ed incrementa il rifiuto del lavoro intellettuale, alienando il bambino ad un sapere statico, chiuso nel web. 

L’alienazione alla tecnologia, con effetti di dipendenza ed assuefazione, genera nuove forme psicopatologiche nella condizione in cui l’uso dei dispositivi informatici arrivi ad interferire e talvolta ad impedire la possibilità di instaurare legami sociali significativi, fino a determinare forme estreme di ritiro in casa.