Colloqui preliminari
Nella vita, qualcosa “non va”
In momenti particolari della vita può accadere di avvertire che qualcosa “non va per il proprio verso”. Il disagio soggettivo può anche assumere la forma di un disturbo che si presenta come un’interferenza della normale esistenza.
Il disturbo
L’inevitabilità del vissuto di disagio che si accompagna all’insistenza del disturbo, nonché il senso di impotenza che segue l’idea di “non poter fare sempre da soli”, possono evocare una prima interrogazione intorno alle opportunità della vita che sono state più volte disertate.
Ecco allora che il sintomo, oltre ad essere un disturbo, diviene anche l’avvisaglia di una verità misconosciuta.
Sintomo e verità
Se al sintomo viene supposta anche la facoltà di un’espressione cifrata di una verità non ancora saputa, il disagio soggettivo può allora essere inteso come l’invocazione esigente di una trasformazione possibile; una trasformazione che però non sta ancora per avvenire.
È forse arrivato il momento di iniziare parlarne con qualcuno che sia disposto all’ascolto?
La decisione di una prima consultazione
Quando il vissuto di disagio suggerisce un’interrogazione fondamentale intorno al progressivo venir meno del senso nella scena della vita, la persona in difficoltà può sentire l’esigenza di incontrare un interlocutore privilegiato con l’intento di iniziare a mettere in parola una narrazione che possa riguardare la sua condizione.
Il primo appuntamento
Pur nell’indecisione viene fissato un primo appuntamento, innanzitutto per parlare di “ciò che non va”.
Cosa succede dopo aver fissato un primo appuntamento?
Se in occasione del primo appuntamento è avvenuto un buon incontro, segue quel tempo di “sospensione della cura”, durante il quale si svolgono i colloqui preliminari.
I primi colloqui
I primi incontri hanno il valore di una consultazione preliminare alla cura. L’esperienza dell’incontro con un interlocutore disposto ad un ascolto analitico non sempre trova soluzione di continuità in una cura che duri un tempo considerevole.
La disposizione alla narrazione
Lo spazio di parola preliminare ad una cura è l’occasione per intraprendere una ricostruzione narrativa, a partire da quegli eventi enigmatici che si ripropongono sintomaticamente nella vita.
Il discorso che si articola in occasione dei primi colloqui può annunciare l’ipotesi che l’inciampo del sintomo sia un accadimento che non appartenga propriamente all’ordine di una causalità naturale, rispondendo invece ad una logica propriamente soggettiva; la logica di una vita particolare collocata nella storia che in parte la prescrive.
Gli enigmi del proprio discorso
A partire dai racconti intorno all’inciampo sintomatico, nel corso della ricostruzione biografica che avviene durante colloqui preliminari, chi prende parola può giungere ad interrogare gli enigmi della propria stessa narrazione. Mentre, chi è in ascolto può aiutare colui che parla ad intraprendere quei passaggi difficili del proprio discorso, perché chiusi ad “un non volerne sapere” di alcune verità che lo riguardano.
La rimessa in funzione del desiderio soggettivo
Talvolta, già il testo che viene articolato in occasione delle prime conversazioni può attenuare quel sistematico godimento del lamento per il disagio vissuto con un senso di impotenza e suggerire soluzioni che generano l’effetto di una “ripresa della vita”.
Il ritorno alla vita si accompagna all’esigenza di non cedere al proprio desiderio soggettivo, ammesso che se ne sappia dire qualcosa.
Esiti del preliminare
Il lavoro colloquiale preliminare può essere breve, risolvendosi in una consulenza, oppure proseguire, esitando in una cura.