Insuccesso e disagio nella vita scolastica
Il bambino frequenta regolarmente la scuola, assiste alle lezioni in classe, dedica diverso tempo ai compiti assegnati ed allo studio. Ciò nonostante il rendimento scolastico è in calo; le prestazioni sono mediocri, finanche scarse. Il bambino sostiene di impegnarsi sufficientemente nello studio ma lascia intendere che fa molta fatica e che spesso si trova in difficoltà nel capire immediatamente i concetti esposti durante le lezioni.
Le difficoltà di prestazione si accompagnano ad un disinvestimento verso i contenuti delle materie scolastiche finanche un ad un progressivo disinteresse verso la curiosità di sapere. Di fatto, il bambino sospende la propria posizione di apprendimento, pertanto il mondo della scuola non anima in lui alcun desiderio di conoscere e vive le attività scolastiche essenzialmente come richieste performanti frustranti.
Il bambino si mostra prevalentemente timoroso ed apatico rispetto alle iniziative di classe, si lascia coinvolgere passivamente, senza entusiasmo creativo e tende a non raccontare in famiglia della propria vita scolastica.
Spesso i genitori individuano un momento preciso della vita a partire dal quale il bambino ha assunto una posizione di implicito rifiuto dell’apprendimento che ha determinato un crescente declino del rendimento, accompagnato da atteggiamenti di timore o indifferenza verso la vita scolastica. Alla preoccupante deriva della vita scolastica possono seguire altri motivi di disagio quali ad esempio vissuti ansiosi, alterazioni dell’umore, ritiro dalla vita sociale, alienazione alla tecnologia…
Perché la stima dei genitori per il figlio e gli incoraggiamenti degli insegnanti non sono sufficienti a rianimare il desiderio per la vita scolastica? C’è forse un sapere particolare, non riconosciuto, alternativo al sapere universale della didattica che ingombra l’animo del bambino impedendogli di assumere una posizione di apprendimento?